I 90 anni di Albert del Belgio. I libri su Letizia e Leonor
Il padre di re Philippe compie 90 anni; luci e ombre di un re che è stato meglio di quanto ci si aspettasse. A Madrid, i libri che rivalutano la regina e offrono consigli alla Principessa
#21/2024
I 90 anni che Albert II del Belgio frequenta oggi e un paio di libri usciti nei giorni scorsi su Leonor e Letizia, pensando ai 18 anni della principessa e ai 20 anni di matrimonio dei suoi genitori. Gossip Reale questa settimana festeggia anniversari.
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Buon compleanno, re Albert!
Oggi re Albert del Belgio compie 90 anni. Da undici non siede più sul trono e anche per aver saputo ritirarsi in secondo piano, dopo l'abdicazione, gode di una buona popolarità.
Un'infanzia senza madre
Albert è stato testimone di un secolo drammatico e non tanto breve. Terzogenito di una delle coppie reali più belle del Novecento, re Leopoldo III e la regina Astrid, nata principessa di Svezia, non ha alcun ricordo della madre, morta in un'incidente statale un anno dopo la sua nascita, il 29 agosto 1935. Non è stata l'unica disgrazia di un'infanzia tutt'altro che serena. Nel 1940, il Belgio fu invaso dalla Germania nazista, il re rifiutò di lasciare il Paese e quattro anni dopo, mentre gli Alleati sbarcavano in Francia, i tedeschi deportarono la Famiglia Reale in Germania e quindi in Austria. Il ritorno in patria avvenne solo nel 1950 e la grande impopolarità, per aver firmato la resa ai nazisti, nel 1940, e per il suo matrimonio con l'invisa Lilian Baels, costrinse re Leopoldo all'abdicazione.
A Roma l'incontro che gli ha cambiato la vita
Con l'ascesa al trono di suo fratello Baldovino, Albert, che portava il titolo di Principe di Liegi, divenne l'erede al trono apparente. Doveva essere una situazione transitoria, ma Baldovino, sposata poi la spagnola Fabiola de Mora y Aragón, non ebbe figli. L'educazione di Albert non fu pertanto quella di un principe ereditario. Dopo le scuole secondarie, prestò il servizio militare in Marina e si dedicò al commercio estero, con oltre cento missioni economiche in tutto il mondo nel nome del Belgio; un po' il lavoro che compie oggi sua figlia Astrid. Ma l'evento che ha segnato la sua vita, e che lo ha reso per anni protagonista dei giornali rosa, è stato l'insediamento di papa Giovanni XXIII, nel 1958. In un ricevimento all'Ambasciata belga incontrò la bella Paola Ruffo di Calabria e fu un colpo di fulmine. Il matrimonio avvenne l'anno dopo, il 2 luglio 1959 e i belgi, incantati dalla nuova, bellissima principessa, parlarono del "raggio di sole regalato dall'Italia". E pensate cosa doveva essere per gli immigrati italiani, spesso trattati con la diffidenza riservata agli stranieri, avere una connazionale come donna più ammirata del Paese.
Alti e bassi di un matrimonio appassionato
I primi anni furono di passione e, uno dopo l'altro, arrivarono Philippe (1960), Astrid (1962) e Laurent (1963). Poi Albert e Paola animarono le cronache mondane degli anni '60 con la frequentazione di altre persone, crisi e ritorni di fiamma. Una coppia che rivaleggiava un po' con Margaret d'Inghilterra per il comportamento sopra le righe e lontano dagli standard richiesti dalle rispettive Case Reali. Per Paola ci furono una passeggiata sulla spiaggia con un uomo che non era il marito, una canzone, Dolce Paola, scritta per lei dall'italiano più famoso del Belgio, Adamo, e, addirittura, l'invito a lasciare San Pietro, per una gonna troppo corta. Albert, invece, iniziò una relazione clandestina con la baronessa Sybille de Selys Longchamps, visse con lei per lunghi anni ed ebbero una figlia, Delphine.
Re dei Belgi, dopo la morte di Baldovino
A riunirli dicono siano stati l'impegno messianico di Baldovino e Fabiola e la fede religiosa. Fatto sta che quando il trono li ha chiamati, nel 1993, Albert e Paola si erano già ritrovati ed erano già la coppia di ferro che sono ancora oggi. Per vent'anni, Albert ha regnato su un Paese diviso tra valloni e fiamminghi, che ha avuto soprattutto nella monarchia il suo elemento d'unione. Sotto il suo regno, la crisi di governo più lunga mai registrata nella storia del Belgio, ben 541 giorni, tra il 2010 e il 2011. Al re, che non era stato preparato per il trono, non sono mancate le capacità di negoziato e di mediazione; è rimasto famoso il suo discorso con il pugno sbattuto sul tavolo, nel 2011, esasperato per la lunga crisi, che rischiava di compromettere il futuro del Paese. È stato allora, secondo il professore di storia contemporanea all'Università di Lovanio Vincent Dujardin, che Albert ha iniziato a pensare all'abdicazione. "Questa crisi ha avuto un ruolo importante nel portarlo alla conclusione, come ha affermato il 3 luglio 2013, annunciando la sua abdicazione il 21 luglio, che non era più nella posizione migliore per esercitare la funzione di capo dello Stato, che non poteva più essere pienamente investito. Si era reso conto che il Belgio aveva bisogno di un re a tempo pieno. E chiaramente non lo era". La salute da una parte e la presenza di Delphine, che via Tribunale reclamava il suo posto e i suoi diritti, lo allontanavano dal trono.
Luci e ombre di un regno lungo vent'anni
Dujardin ha rilasciato un'intervista lunghissima e molto bella all'edizione belga di Paris Match, in cui traccia un ritratto a tutto tondo del re, riconoscendo i suoi meriti e i suoi limiti. Le sue assenze di padre e il piacere di una risata, il suo senso del dovere e le evitabili richieste di appannaggi più alti perché come può vivere una coppia di pensionati con 900mila euro all'anno? I 90 anni lo colgono con una salute traballante e la mente lucida. La mobilità è scarsa, ma la voglia di godersi la vita non è diminuita. Il tempo è stato gentile e gli ha permesso di ricostruire i rapporti familiari, anche se i suoi figli hanno tenuto a distaccarsi il più possibile dal suo modello e hanno creato famiglie unite, essendo padri, penso a Philippe e a Laurent naturalmente, sempre presenti. Anche Delphine, dopo il riconoscimento imposto dal Tribunale, e grazie all'accoglienza del fratello sovrano, è parte della famiglia e partecipa alle celebrazioni familiari.
Elisabeth, l'erede seguita con affetto
Nel suo ultimo tratto di vita, il sovrano emerito belga può vedere come si sta preparando Elisabeth, la futura regina. "Possiamo immaginare che sia felice di assistere al viaggio di Elisabeth. Lo abbiamo visto durante la cerimonia del suo 18° compleanno alla quale ha partecipato. Deve essere felice di vedere la sua preparazione già abbastanza solida nel campo militare, nelle scienze politiche o nella storia, per il momento, in Belgio o nel Regno Unito e presto ad Harvard" commenta Dujardin. Chissà che la foto con Elisabeth, a testimoniare la continuità della Corona, non sia il regalo con cui chiuderà questo compleanno.
Nuovi libri su Letizia e Leonor di Spagna
I 18 anni di Leonor, i 20 di matrimonio di Felipe e Letizia, i 10 anni di regno di Felipe, in meno di un anno. Una serie di anniversari che in Spagna ha dato spazio a molta letteratura, con Letizia e Leonor come protagoniste.
La prima regina plebea e l'accoglienza alla Zarzuela
Siamo stati troppo duri con Letizia? Si chiede Martín Bianchi, giornalista di El País. E sì, la sua risposta è che la Spagna sia stata piuttosto dura con la sua regina e a torto, tutto sia detto. Il suo libro si intitola Letizia en Vetusta e racconta i giorni del fidanzamento di Letizia e Felipe. L'arrivo alla Zarzuela della conduttrice del telegiornale più seguito della televisione fu una rivoluzione, assicura Bianchi in un'intervista a El Mundo. "Nella storia della monarchia, dai Trastámara [la dinastia estintasi con Isabella di Castiglia, nel XVI secolo] a oggi, mai un principe ereditario si era sposato con una donna plebea. Fu chiaramente una rivoluzione, pensando soprattutto ai precedenti non troppo lontani: i figli di Alfonso XIII furono costretti a rinunciare ai loro diritti dinastici per sposare donne plebee come Letizia. E questo prevedeva la mentalità di Juan Carlos e Sofia".
Una fidanzata con opinioni proprie
I sovrani, lo sappiamo già, non hanno accolto bene Letizia, in particolare Juan Carlos, molto infastidito dal fatto che la fidanzata reale "avesse opinioni proprie". Secondo Bianchi, il re fu il primo avversario di Letizia: era riuscito a disinnescare i fidanzamenti precedenti di Felipe, "ma in questo caso il principe fu molto intelligente, perché fece tutto rapidamente, non dando tempo al re di iniziare a screditare Letizia, come sì fu fatto con Eva Sannum, in un'operazione diretta da re Juan Carlos, anche se non lo si vuole riconoscere" ha detto il giornalista a un podcast di Cadena Ser. E oggi di quella Famiglia Reale non rimane praticamente nessuno, non c'è più il re emerito e non ci sono le Infante né i loro mariti. Bianchi commenta che "non è colpa di Letizia. Il nemico era in casa, è vero, ma non era Letizia. Era Juan Carlos, era Urdangarín, era tutta questa gente che faceva quello che voleva".
Chi critica la regina perdona tutto al re emerito
Da quando è regina, l'immagine di Letizia è molto migliorata, oggi è considerata un valore aggiunto della monarchia, ma ci sono vecchie critiche, ripetute nei corridoi. "Letizia fu ricevuta male da quella Spagna che sembrava tanto moderna e però forse era abbastanza vecchia. Il libro è un ritratto dei diversi settori della società, la Famiglia Reale, l'aristocrazia, la Chiesa, la politica, il popolo. E posso dire che non fu ricevuta bene da nessuno. Penso che ci siano ancora molti settori che magari non lo dicono ad alta voce, ma continuano a pensare quello che pensavano 20 anni fa, ovvero che Letizia non era adatta al ruolo. E curiosamente, questa gente così critica con Letizia è la stessa che perdona tutto al re emerito" ha detto Bianchi. E infatti, prendete Jaime Peñafiel, il giornalista che ha scritto diversi libri contro la regina, l'ultimo, appena uscito, è Los silencios de Letizia: è un hater di Letizia e sugar di Juan Carlos.
Lettere per Leonor, a cura di Arturo Pérez Reverte
Leonor è invece la protagonista di Cartas a una reina, il libro che Arturo Pérez Reverte ha coordinato, chiedendo a giornalisti, politici e scrittori di scrivere una lettera alla Principessa delle Asturie. Può essere scaricato gratuitamente da zendalibros.com ed è piuttosto interessante perché mostra come l'intellighenzia spagnola guarda alla sua futura regina. Al netto dei paragoni con le ragazze della sua età che crescono nelle periferie e non hanno le sue opportunità o delle speranze di una Spagna presto repubblicana, ci sono spunti davvero interessanti. Uno l'ho già pubblicato nella scorsa newsletter, come Citazione della Settimana, e lo ripubblico perché mi piace molto tutta la storia che riesce a condensare in poche parole (insegnamento anche per me, come giornalista): "(…) [Impari] dal nonno, che la lucidità storica non esenta dal rigore personale. Da suo padre che la prudenza consolida il trono più della passione. E, infine, da sua madre impari a resistere agli assedi" le ha suggerito il giornalista Carlos Ansina.
Consigli, anche repubblicani, per la futura regina
La scrittrice Ana Iris Simón, 33enne repubblicana, le scrive di essere cresciuta in una casa in cui prima delle tabelline si imparava che "España mañana será republicana, y si es lista, comunista" (La Spagna domani sarà repubblicana e se è furba, comunista). "(…) Tornando a Machado, un'altra cosa che ha scritto è che in Spagna la cosa più bella è il popolo. "È sempre stato lo stesso. Nei momenti difficili i signori invocano la patria e la vendono; il popolo non la nomina nemmeno, ma la compra con il proprio sangue e la salva. In Spagna non è possibile essere una persona di buona famiglia senza amare la gente. La demofilia è tra noi un dovere fondamentale di gratitudine" Gli presti attenzione. Stia, ogni volta che può, vicino a chi non ha lo yacht a Maiorca ma serve birre per pagarsi l'università. Impari da chi non ha i genitori con le medaglie sui vestiti ma con la divisa del benzinaio sempre addosso. Si avvicini alle loro gioie e alle loro pene quotidiane quando ha occasione. Sia cosciente del suo ruolo, ma anche di quello di chi non finirà nei libri di testo. Perché, come diceva il poeta, saranno loro, e non lei, quelli che salveranno la Spagna quando sarà necessario (...)".
Del perché un cuore repubblicano è anche monarchico
José Manuel Sánchez Ron, professore di Storia della Scienza all'Università Autonoma di Madrid e membro della Reale Accademia Spagnola, parla di una contraddizione dell'animo spagnolo. Il cuore repubblicano e la mente monarchica, che è cosa difficile da spiegare se non si pensa alla storia spagnola e alle ferite delle sue repubbliche. E poi scrive un gran riconoscimento a re Felipe: "(…) Si sta formando, e regnerà, spero, in un mondo in cui l'influenza della tecnoscienza sarà ancora più pronunciata. E dico "spero" perché, anche se ho nutrito a lungo obiezioni intellettuali sull'istituzione della monarchia - non me ne sono ancora completamente liberato - sono arrivato a considerare la monarchia costituzionale, sicuramente nel caso del nostro Paese, come necessaria di fronte alla possibile alternativa della repubblica. Suppongo di non essere l'unico ad avere nel profondo una simile ambiguità e a essersi spostato verso ciò che lei rappresenta, in parte per l'esempio di moderazione, discrezione e buon senso che suo padre Felipe VI ha dimostrato fin dall'inizio del suo regno. Se dovessi darle un solo consiglio, le direi di prenderlo come esempio per quando regnerà. (…)".
P.S.
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L'ultimo articolo pubblicato, lunedì scorso, riguarda i negoziati in corso per lo status di Gibilterra, uno dei due confini terrestri tra Regno Unito e Unione Europea dopo la Brexit. Circondata dall’Andalusia, la colonia britannica cerca adesso una nuova convivenza con la vicina: Gibilterra, l'eterna contesa e l'accordo forse vicino
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Questa settimana uno di quei posti del cuore, che di tanto in tanto racconto. Ho iniziato con Cadice e adesso approdiamo a Roma, al ritmo delle tante canzoni che le hanno dedicato e seguendo itinerari sentimentali, più che turistici. Ecco il link: I posti del cuore, Roma
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eccoti! Molto bello il racconto su Albert. Immagina ci fossero stati i social allora! Avevo letto qualcosa sui libri dedicati alla futura regina di Spazia. Su Letizia sai gia' come la penso. Come si dice? A una donna si può perdonare tutto, tranne di essere intelligente! Questa poi vuole avere idee e manifestarle...e rischiare ( ?!) di far passare per mediocri chi per "stato divino" deve essere inattaccabile. Alla prossima!
Una volta, è vero, non c'erano i social, ma i giornali di gossip c'erano eccome!! Ai tempi diel matrimonio di Alberto e Paola Ruffo di Calabria, io ero piccola ma ricordo gli articoli dei settimanali sul loro matrimonio e, soprattutto, sulla loro crisi coniugale. Tutto il "disonore" fu addebitato alla futura regina Paola, mentre del coniuge traditore non si fece riferimento. Questo è quello che io ricordo.
Della Regina Letizia non mi piacque il suo comportamento a Maiorca, quando cercò di non fare fotografare le figlie con la nonna. Ora, dopo quello che si è venuto a conoscenza, la comprendo. Non ha avuto una vita facile nella famiglia reale, ma è riuscita con intelligenza e pazienza a restare una regina e madre di una futura regina. Inoltre, parliamoci chiaro, lo Rey è super!!