Rivalutare Tatiana, Emanuele Filiberto, Alexia
A volte ci sono idee preconcette e disinteressi per cui ci si costruisce un'immagine di principi e principesse e poi ciao. Ma poi basta una frase, una foto, un nuovo atteggiamento per dirsi "Epperò!"
#24/2025
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Oggi, una newsletter un po’ lunga, divisa in tre parti, per mettere insieme pensieri di questi giorni su Tatiana Blatnik, ex moglie di Nikolaos di Grecia, Emanuele Filiberto di Savoia e Alexia dei Paesi Bassi. Non li ho mai considerati più di tanto, ma, è il vantaggio di non avere idoli, li sto guardando con altri occhi.
Buona lettura!
Rivalutare Tatiana, Emanuele Filiberto, Alexia
Tatiana
Tatiana Blatnik non ha mai attirato la mia attenzione. Ok, bella, alta, bionda, algida, distante. Ma niente di più. Poi, alcuni anni fa, il suo ex marito, il principe Nikolaos di Grecia, ha deciso di trasferirsi in Grecia, primo tra tutti i membri dell'ex Famiglia Reale greca, e Tatiana lo ha seguito. E lì mi è suonato un campanello di curiosità: quante ragazze con una vita brillante avrebbero lasciato le capitali del glamour per andare a vivere ad Atene? Tatiana non solo lo ha fatto, ma ha iniziato a seguire progetti solidali per promuovere cultura, artigianato e gastronomia della Grecia. Come dovrebbe fare una vera principessa, alla fine.
Dopo vent'anni insieme, di cui quattordici di matrimonio, lo scorso anno hanno annunciato all'improvviso il divorzio. Lei ha mantenuto il titolo di principessa e buoni rapporti con la famiglia dell'ex marito, per qualche tempo si è lasciata vedere ancora in giro con l'ex suocera Anna Maria. Poi dev'essere arrivata Chrysì Vardinogianni, la bella milionaria che Nikolaos ha sposato all'inizio dell'anno, e giustamente se rapporto continua a esserci è diventato più privato. Nello stesso periodo del divorzio, Tatiana è stata colpita da una tragedia: suo fratello Attilio è scomparso, letteralmente non si sa più niente di lui. Tanti eventi choccanti in così poco tempo. Ha avuto bisogno di tempo per riprendersi e adesso, nuovamente con le redini della sua vita in mano, racconta il suo nuovo capitolo all'edizione spagnola di Vanity Fair.
La storia di Nikolaos e Chrysì ha tolto l'attenzione al processo affrontato da Tatiana per ricostruirsi. E già trovare la sua identità è stato complicato: nata nel Venezuela da madre tedesca cresciuta in Spagna e padre sloveno, cresciuta in Svizzera, studentessa negli Stati Uniti, e poi finita in Grecia, il Paese che l'ha "marcata, accolta e le ha dato radici". E questo è un bel messaggio: lei e la Grecia si sono scelte, a prescindere da Nikolaos, anche dopo di lui. In questa fase della sua vita ha molto vicino sua madre Blanca, divorziata dal secondo marito dopo 24 anni di matrimonio. Praticamente, madre e figlia davanti alla stessa delusione sentimentale, che si ricostruiscono insieme e trovano insieme una propria via. Che non dev'essere necessariamente la stessa.
Nell'intervista a Vanity Fair, Tatiana, che ha adesso 44 anni, lascia belle frasi, spunti di riflessione su serenità, ripartenze, progetti, obiettivi.
"Chiudere un lungo matrimonio non è mai facile, ma è possibile separarsi con amore e dignità se si dà priorità al reciproco rispetto. Formare parte della Famiglia Reale greca è stato un privilegio e un onore, ho imparato tantissimo: valori come l'amore, il servizio alla patria, l'unità familiare e, ovviamente, ho conosciuto la Grecia. Li amo e li rispetto tutti, specialmente per la loro unità familiare. La mia storia con Nikolaos è stata una tappa molto importante nella mia vita, senza di lui non vivrei in Grecia".
E la Grecia oggi è "la mia casa, non avevo mai vissuto così tanto in un Paese, mi ha dato un profondo senso di appartenenza a quello che considero il mio Paese. Rimanere non era il cammino più facile, ma non sono per le cose facili. Iniziare altrove mi sarebbe risultato più semplice sulla carta, ma non nel cuore".
E questi mesi di ricerca di se stessa le hanno insegnato che "guarire non è un processo lineare, come neppure lo è trovare un obiettivo nella vita. A volte non vedi le cose in modo chiaro prima di saltare, ma dopo".
Immergersi in tanti progetti l'ha aiutata a trovare un cammino. Prima ha collaborato con alcuni atleti olimpici sui temi della salute mentale, in vista di Parigi 2024 e continua a lavorare "in progetti del mondo dello sport, che promuovono la resilienza, la consapevolezza e la connessione umana". La salute mentale è anche al centro delle attività di Breathe, la ONG che ha fondato nel 2020, quando la pandemia ha mostrato quanto fosse importante. Lei ha perduto suo padre e suo fratello a causa delle malattie mentali. "C'è l'idea erronea che gli uomini debbano affrontare i loro problemi da soli. Sin da bambini si insegna loro che chiedere aiuto li rende meno uomini. Ma affrontare le difficoltà apertamente non è da deboli, è umano. È un tema che ho sempre voluto toccare, perché nella mia vita ci sono diverse figure maschili che hanno preso la peggior decisione per non aver chiesto aiuto prima" dice Tatiana a Vanity Fair. Il suo obiettivo è rendere la Grecia un punto di riferimento per il benessere integrale, non solo mentale. Per questo tra i suoi progetti c'è anche il lancio di un podcast, in cui discuterà con ospiti storie e temi legati al benessere di ognuno.
Crede ancora nelle favole? le chiede Vanity Fair. "Credo nella possibilità di riscriverle. La vita è più ricca, più disordinata e più interessante di qualunque favola. Bisogna sempre credere in qualcosa di più grande, bisogna sognare, amare e vivere con il cuore. E ricordare che si è sempre autori della propria storia". Che grande verità, Tatiana.
Emanuele Filiberto
Chissà se è stata la morte di suo padre Vittorio Emanuele a dare nuovo slancio al suo lavoro di erede dei Savoia e al desiderio di scoprire l'Italia più profonda. In fondo, un po' tutti gli eredi hanno iniziato a forgiare il proprio destino solo quando sono diventati "titolari": vedi Albert di Monaco, diventato instancabile promotore del suo Principato dopo la morte di Ranieri III, o Felipe di Spagna, che ha reso la sua monarchia più laica e contemporanea di quella lasciatagli dal padre Juan Carlos. Anche Emanuele Filiberto di Savoia sta cambiando piano piano la percezione del suo lavoro e la sua stessa immagine, attraverso un racconto quotidiano e discreto sui social. Non solo il suo Instagram, ma anche quello di tante pagine fans legate alla dinastia sabauda.
Come tanti, ho conosciuto il principe, allora più o meno ventenne, a Quelli che il calcio, all'inizio degli anni Novanta. Da Ginevra, si collegava quasi ogni domenica e faceva il tifo per la Juventus in un buon italiano dal lieve accento francese; era stato un modo intelligente per entrare nelle case degli italiani e farsi apprezzare per quello che era. Poi, una volta terminato l'esilio, ha fatto davvero di tutto, compresa una partecipazione a Sanremo e una discesa, fortunatamente fallita, in politica. Tra spot pubblicitari e presenze ai talent, ha fatto errori di valutazione, come tutti; personalmente non gli perdono il tentativo in politica, perché, per quanto i Savoia non siano più una dinastia regnante, l'idea di un super partes avrebbe dovuto rimanere intatta. Per la stessa ragione non ho mai apprezzato la discesa in campo dello zio Simeone di Bulgaria (sua madre Giovanna e Umberto II erano fratelli), che è stato Primo Ministro del suo Paese, e preferisco le scelte di Margarita di Romania o di Alexander di Serbia, che rappresentano la dignità di due monarchie decadute e hanno un ruolo riconosciuto dalle istituzioni del loro Paese. Margarita ha addirittura ricevuto dalla Repubblica romena un titolo che trovo splendido: Custode della Corona, che è un bel modo di onorare il passato monarchico della Romania.
Nel frattempo, Emanuele Filiberto è cresciuto, si è sposato con Clotilde Courau, che non ha lasciato la sua carriera di attrice per lui, ha avuto due figlie, Vittoria e Luisa, che ha educato in modo solido, ha iniziato diversi lavori imprenditoriali, senza mai perdere di vista l'Italia. La sua ultima avventura professionale è una catena di ristoranti di cucina italiana, Prince of Venice, lanciata a Los Angeles con un food-track e da lì portata in Europa; alla recente inaugurazione del ristorante monegasco è arrivato anche Albert di Monaco, con tanto di borsa con regalo (uno dei gesti che mi hanno fatto apprezzare ancora di più il principe monegasco, perché sono sempre i dettagli a conquistare). Il suo vero impegno, però, sono gli Ordini Dinastici dei Savoia, nei quali ha messo ordine insieme al padre Vittorio Emanuele e dei quali si occupa costantemente. Nei suoi social, racconta i suoi viaggi continui, le cene di beneficenza organizzate per raccogliere fondi, le sue visite in Italia e all'estero.
Da qualche settimana lo sto seguendo molto da vicino. La ragione principale è la recente storia d'amore con Adriana Abascal, che ho "conosciuto" una ventina di anni fa, quando è sbarcata in Spagna al seguito del marito Juan Villalonga e Hola ha tentato di lanciarla come la nuova Isabel Preysler, dedicandole copertine e interviste. Non sono disneyana, non mi piacciono le storie romantiche necessariamente a lieto fine, mi piacciono quelle che rompono schemi e tabù e che costringono a lanciarsi oltre l'ostacolo, perché l'amore vince tutto e continua a muovere il sole e le altre stelle. Quando è arrivata Adriana, Emanuele Filiberto ha finalmente riconosciuto di essere separato da Clotilde da alcuni anni. Ci sono state avventure e storie prima di lei, ma è solo Adriana che non ha lasciato su un confine ambiguo, dando anche a Clotilde il dovuto rispetto finale. Il fatto che due donne non banali, autonome e indipendenti, lo abbiano scelto mi ha incuriosito: qualcosa di diverso dalla sua pubblica immagine, il bel principe italiano deve averlo.
Tornando a noi, grazie a questa storia, seguo Emanuele Filiberto molto più da vicino. E ho trovato un principe instancabile, che lavora con passione ed entusiasmo e ha mille interessi. Non solo i ristoranti, ma anche la sua squadra di calcio, Savoia, di cui riporta fedelmente i risultati e per la quale ha ambiziosi progetti. E soprattutto gli Ordini Dinastici, per i quali viaggia continuamente. Lo lasci in un posto e non sai mai dove lo ritrovi. Solo nelle ultime settimane, è stato a Torino, per far conoscere ad Adriana la città da cui tutto è iniziato, nel Veneto, tra Treviso e la sua Marca, a Bologna e Modena, con escursioni nei Musei e nelle fabbriche di Ferrari e Lamborghini, a Orvieto e a Lanciano. Poche settimane fa era in Giappone. A volte viaggia con lui Adriana, a volte è da solo. Si muove sempre tra alto e basso, presidenti, sindaci e prelati, chiese e monasteri, ma anche ville antiche, persone comuni, associazioni e istituzioni in cerca di finanziamenti per progetti sociali, macchinari medici, assistenza ai più deboli. Dà volto e spazio a chi generalmente non ce l'ha e si fa conoscere in territori che sono quasi sempre dimenticati. Un'Italia lontana dalle strade battute dai media, che ha valori solidi e antichi e che sente il fascino della storia che lui rappresenta, ultimo erede di una dinastia millenaria. Un Paese conservatore, che fa appello a Dio e crede nella forza del lavoro. Un po' come sembra essere lui (anche per questo difficile immaginare il divorzio da Clotilde, nel nome di un matrimonio che deve durare finché morte non ci separi).
E così viene facile da pensare quanto sia un peccato che l'Italia non sappia dargli un posto e un ruolo, approfittando del suo garbo, della sua gentilezza, del suo lavoro in favore di chi è in difficoltà. Riuscirà mai questo Paese a fare pace con se stesso e ad avere un proprio Custode della Corona, che lavori per il bene comune, senza mettere in dubbio le sue istituzioni? Chissà.
Alexia
La Famiglia Reale nederlandese regala sempre una sessione fotografica prima delle vacanze estive. Un'occasione più unica che rara per parlare con le principesse, ormai tutte maggiorenni Amalia, Alexia e Ariane vivono in Paesi diversi, a causa dei loro studi e ormai si vedono per le vacanze e per le feste comandate. E se l'erede al trono partecipa di tanto in tanto a qualche evento, Alexia e Ariane spariscono dai radar per mesi interi. Così ascoltarle durante queste sessioni aiuta a scoprirle un po' di più.
Alexia, la secondogenita di Willem Alexander e Maxima, considerata la più carina e la più somigliante alla madre delle tre, ha detto cose interessanti. Prima ha parlato di Londra, la città in cui studia Ingegneria Civile, evitando di parlare degli studi e concentrandosi sulla città, che l'ha conquistata perché "c'è tanto da scoprire, ci sono sempre nuovi posti e tanto da sperimentare". Poi ha detto una cosa che mi ha fatto molto pensare: "La sessione fotografica è una tradizione, ma a volte fa paura. Vuoi che sia perfetta, ma nessuno è perfetto". Ha 20 anni e combatte già con le manie di perfezione.
I suoi atteggiamenti da bellissima, i suoi sguardi da femme fatale, le sue pose da modella, l'ansia di avere un profilo social in cui esibirsi. Forse non tanto la convinzione di essere l'ultima Coca Cola nel deserto, quanto il desiderio di essere vista così per superare un'insicurezza e una paura di fondo. C'è sempre quel detto: sii gentile con chi hai davanti, sta combattendo battaglie che non conosci.
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Rieccoti! Quanti spunti interessanti. Da mamma di una ventitreenne le parole di Alexia non mi sono suonate nuove...questa ansia di prestazione, questo mondo che vuole tutti performanti...quanti danni sta provocando. Poi la mia Tatiana...la mia preferita dei greci. Sembra eterea ma è di acciaio. La vita l'ha scalfita, piegata ma non spezzata. Se devo immaginare una persona di classe penso a lei. Mai una parola fuori luogo, mai inappropriata. Buona fortuna a lei e a tutti coloro che ricominciano. Pure ad Emanuele Filiberto. Da scoprire la frase sulle favole. La vita è nettamente più emozionante. Alla prossima